Il compito della Pontificia Università Urbaniana è:
a) formare studenti che compiono studi superiori in modo che possano attivamente annunciare il Vangelo ed edificare la Chiesa mediante la trasmissione, la promozione e il rinnovamento della scienza sacra e delle altre discipline ad essa connesse, preparandoli in maniera adeguata ad affrontare debitamente i loro compiti futuri e a favorire la formazione continua dei ministri ordinati della Chiesa, dei religiosi, delle persone consacrate e dei fedeli laici;
b) coltivare e promuovere a livello superiore le discipline sacre e quelle ad esse connesse, anche per aprire nuove vie verso la verità, tenuto conto delle nuove questioni e ricerche poste nel nostro tempo da altre scienze; per mostrare come fede e ragione si incontrano nell’unica verità e come il progresso umano si armonizza con la visione cristiana del mondo e dell’uomo;
c) testimoniare Cristo mostrando, mediante la ricerca scientifica e i programmi accademici, l’incomparabile importanza del Suo messaggio nella storia umana, facendo risplendere la luce dell’unica Verità e sostenendo, in tal modo, la Chiesa universale e le Chiese particolari nella loro evangelizzazione;
d) favorire l’indagine scientifica mediante la creazione di centri speciali di ricerca (cf. Norme applicative, Art. 2).
Inoltre, nel seguente Art. 3 viene così articolato il suo fine specifico:
In conformità con la sua ispirazione originaria, la PUU considera e cura come fini specifici:
a) comprendere e studiare scientificamente le culture e le religioni dei popoli affinché la fede della Chiesa possa rendere ragione dell’annuncio cristiano in contesti umani segnati dalla sua assenza;
b) elaborare ricerche accademiche affinché la fede cristiana possa riconoscere e accogliere i semina Verbi, le dinamiche di praeparatio evangelica e di apertura alla verità della storia delle culture e delle religioni non ancora fecondate dalla missione evangelizzatrice della Chiesa;
c) offrire criteri ed orientamenti per proporre ed esporre agli uomini, secondo le loro culture e i loro linguaggi, l’annunzio della salvezza divina;
d) promuovere un dialogo fecondo fra gli studenti provenienti da varie nazioni e, favorendo un clima di crescita interculturale, «elaborare strumenti intellettuali in grado di proporsi come paradigma d’azione e di pensiero, utili all’annuncio in un mondo contrassegnato dal pluralismo etico-religioso» (Veritatis gaudium = VG, Proemio, 5);
e) approfondire e far conoscere agli studenti i principali e attuali problemi della missione evangelizzatrice della Chiesa, in modo che la PUU si distingua tra le altre Università ecclesiastiche per la sua indole specificamente missionaria.
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Il carattere della missionarietà universale costituisce il tratto peculiare della vitalità della PUU e si manifesta anzitutto nella tensione a confermare in ogni suo aspetto operativo il valore 'missionario' dell'educazione cui essa attende. Del resto, sia gli innumerevoli Paesi da cui provengono i suoi Studenti e molti dei suoi Docenti, sia la estesa rete degli Istituti Incorporati, Aggregati, Affiliati e Collegati (con un numero approssimativo di 10.000 Studenti), costituiscono il permanente stimolo a esplorare vie inedite per conferire attualità ed efficacia ai suoi obiettivi e programmi, a cominciare dalla via della pianificazione di offerte formative orientate a promuovere la conoscenza e lo studio delle culture e delle grandi religioni mondiali con le quali la Chiesa Cattolica entra in rapporto nella sua testimonianza missionaria ad Gentes.
La vision della Pontificia Università Urbaniana
La PUU è consapevole di costituire un segno concreto del cammino dell'universalità della missione della Chiesa e delle particolarità dei popoli verso i quali essa dirige l'annuncio del Vangelo. A ciò alludevano le parole rivolte il 19 ottobre 1980 da Giovanni Paolo II a Docenti e Studenti in occasione della sua visita: «La Vostra Università è - possiamo ben dirlo - quasi un segno concreto e visibile dell'universalità della Chiesa, che accoglie in sé nella propria unità la diversità dei popoli tutti [...]. In modo del tutto particolare emerge in questa sede, sempre vivo e attuale, il problema del rapporto tra messaggio cristiano e culture diverse». Dalla consapevolezza di costituire un segno di universalità e particolarità della comunione delle concrete comunità ecclesiali radicate nelle culture dei popoli essa deriva pure la consapevolezza di dovervi contribuire con la propria opera educativa superiore.
In particolare, negli ultimi anni la PUU ha ritenuto di rinnovare il proprio impegno didattico e scientifico con un marcato orientamento alla cultura e alla prassi del dialogo a cui il Magistero, seguendo le tracce disegnate da Papa Paolo VI nell'Enciclica Ecclesiam Suam (6 agosto 1964), ha guardato "non per dispensare dall'evangelizzazione" ma per rinnovarla. È divenuta ormai comune convinzione che il dialogo aperto e rigoroso con tutti sia efficace fattore di crescita nella "carità della verità". Papa Giovanni Paolo II nell'Enciclica Redemptoris Missio (7 dicembre 1990), n. 57, lo indicava come via feconda seppure difficile: «Al dialogo si apre un vasto campo, potendo esso assumere molteplici forme ed espressioni .... Tutti i fedeli e le comunità cristiane sono chiamati a praticare il dialogo ... e alcuni di loro potranno pure dare un contributo di ricerca e di studio ... Sapendo che non pochi missionari e comunità cristiane trovano nella via difficile e spesso incompresa del dialogo l'unica maniera di rendere sincera testimonianza a Cristo e generoso servizio all'uomo ... Il dialogo è una via verso il Regno e darà sicuramente i suoi frutti».
Lo stesso Giovanni Paolo II, nell'udienza concessa alla PUU il 29 novembre 2002 in occasione della celebrazione dei 375 anni della sua storia, invitava la comunità accademica a esplorare e seguire la via del dialogo con tutti: «Fa parte di questo spirito, oggi in modo particolare, lo sviluppo di una particolare attenzione alle culture dei popoli e alle grandi religioni mondiali ... Per questo, guardando al futuro, sarebbe auspicabile che l'Urbaniana si distinguesse tra gli Atenei Romani proprio per un'attenzione particolare alle culture dei popoli e alle grandi religioni mondiali, a cominciare dall'Islam, dal Buddismo e dall'Induismo, e di conseguenza considerasse con cura il problema del dialogo interreligioso nelle sue implicanze teologiche, cristologiche ed ecclesiologiche».
L'accoglienza dell'invito da parte della PUU si è manifestato in molteplici forme. In questi ultimi anni si è concretizzato nello svolgimento di un programma di lavori congressuali mirati e coinvolgenti sia la comunità accademica sia rappresentativi interpreti dei popoli, delle culture e delle religioni di ciascuno dei continenti. Sotto la direzione del Rettore Magnifico, Prof. Alberto Trevisiol, e con la collaborazione di tutte le entità dell'Università, hanno avuto svolgimento i primi tre convegni: nel 2012, il Convegno In ascolto dell'Africa (Contesti, attese, potenzialità); nel 2013, il Convegno In ascolto dell'Asia (Società e Religioni fra tradizione e contemporaneità); nel 2014, il Convegno In ascolto dell'America (Popoli, culture, religioni, strade per il futuro).
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La PUU è pure consapevole di svolgere i suoi compiti formativi in un contesto storico caratterizzato da nuovi e contrastanti fermenti alimentati dalle mutate condizioni in cui si svolge la vita interpersonale, sociale, politica ed economica. È questo il tempo delle luci e delle ombre della comunicazione in tempo reale e illimitata, della interculturalità di linguaggi e forme di esistenza, della mobilità umana di massa e della necessità della convivenza interreligiosa, dello sviluppo nel contesto dei processi di globalizzazione economica, sociale e tecnologica, del relativismo etico e del fondamentalismo etico-religioso.
In questo quadro l'istituzione universitaria, che per sua natura opera per la costruzione del futuro delle società, è essa stessa come posta di fronte ad un bivio: lasciarsi omologare in sistemi che assecondano i nuovi e contrastanti fermenti, oppure ricercare e proporre una convincente educazione allo "sviluppo umano integrale" sul quale ha insistito Papa Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in Veritate.
La PUU intende onorare l'impegno con i suoi Studenti nella ricerca e nella proposta di un sistema educativo umanizzante, di qualità sapienziale. A questa finalità e qualità guardava già la proposta di John Henry Newman (1801-1890), alunno del Pontificio Collegio Urbano dal 1846 al 1847. Nel contesto del suo secolo egli fu convinto di opporre resistenza al messianismo scientifico e tecnologico come alla 'desertificazione' spirituale della 'modernità' (immagine ripresa da Papa Francesco nell'Evangelii Gaudium), offrendo un modello cristiano di vita universitaria. Nella sua The Idea of University, che scrisse in vista dell'istituzione dell'Università Cattolica di Dublino, riteneva: che l'università non è un mero centro di ricerca, bensì il luogo in cui la ricerca scientifica avanza in sinergia con la didattica (la ricerca alimenta il lavoro didattico, la didattica incentiva la ricerca); che nell'università la prima polarità è quella tra persona e struttura ove la struttura è in funzione della promozione della reciproca influenza del Docente e del Discente; che lo scopo specifico della formazione universitaria non è l'utilità (come volevano illuministi e utilitaristi), bensì "imparare a imparare da tutto e da tutti"; che nell'università l'acquisizione delle competenze specialistiche professionali deve essere accompagnata ad una educazione-formazione all'insieme del sapere e alla complessità delle relazioni dell'uomo, ovvero ad una "educazione di qualità sapienziale".
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Con le altre università ecclesiastiche la PUU condivide la Mission indicata nella Costituzione Apostolica Sapientia Christiana che è di svolgere l'insegnamento e la ricerca nel campo delle discipline connesse con la Rivelazione cristiana perché, attraverso una sempre più profonda intelligenza, essa venga proposta agli uomini in tutta la sua forza trasformante, liberante e dialogante. Essa però specifica la sua propria Mission sulla base: dei motivi della sua creazione e sviluppo storico; della sua vision delle istanze e dei problemi attuali delle società e comunità cui i suoi Studenti e Docenti appartengono; delle esigenze formative rappresentate dalla più parte dei suoi Studenti desiderosi di tornare nel proprio paese e nella propria Chiesa particolare in possesso di adeguate conoscenze, abilità e competenze.
A ben vedere, allo stesso Newman fu presente, nel cuore del XIX secolo, non solo la specificità di questa mission ma pure la necessità della sua attualizzazione. È proprio su questa che insistette. Nel congedarsi dal Collegio Urbano sentì il dovere di rivolgersi con lettera ad Antonio Bresciani, Rettore dell'epoca. In essa lodò l'attività del Collegio avanzando tuttavia un suggerimento per gli alunni già formati: promuovere studi supplementari sia per conoscere l'ambiente nel quale avrebbero lavorato, sia per sviluppare, con colloqui nella loro lingua, la capacità di giudicare gli eventi storici e religiosi, sia per familiarizzare con le credenze religiose, la filosofia, la letteratura e la politica del loro paese. Tale preparazione – concludeva – sarebbe stata utile per l'attività pastorale che li attendeva.